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LA CUCINA DI MONTENEGRO (sottocategorica FORGOTTEN)

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Messaggio  ilmat Dom Gen 17, 2010 10:42 am

un topic per dissipare i dubbi che vi rodono l'anima da sempre tipo:
-ma Montenegro che fine ha fatto?
-ma Agnetah era un viados?
-perché non passammo all'appuntamento con le ancelle di SUNE, che dovevano ringraziarci dei nostri sforzi prodigandosi in ricche sodomajoliche in lingua non comune?
-ma Corkan, cosa vuole fare?

Vorrei che fosse il luogo virtuale (e quindi usabile da tutti in ogni luogo), dove parlano i personaggi e non i giocatori...dove ci si diverte a decidere le sorti dell' avventura in gioco di forgotten. (e famolo anche per gli aggiornamenti degli altri giuochi).

Per esempio: la prossima mossa?
così intanto posso preparare il preparabile... e tutto sarà più denso, più fluido in un'alternanza senza fine.
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Messaggio  Ospite Lun Gen 18, 2010 5:59 am

Prima cosa taglio della mano.

Poi:

Mentre un parte di noi (Lo Re, Io, Seyan)si reca in forma d'ambasciata sulla cittadella, per attirare l'attenzione, un'altra (Goddy, Ulan, Armuril) si infiltra, raggiunge il cuore della suddetta cittadella e la fa schiantare. Ovviamente appena loro ci danno il segnale noi iniziamo a menare le mani anche nella sala del trono sì da decapitare gli shadovar dei loro capi.
Poi uno stormo di draghi ci porta in salvo.

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Messaggio  ilmat Lun Gen 18, 2010 8:34 am

Come storytelling non c'era male...
Qualche dettaglio lo riguarderei... study
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Messaggio  taranis Lun Gen 18, 2010 10:10 am

Corkan ha scritto:Prima cosa taglio della mano.

NONE!
non puoi tagliarti la mano, abbozzala!

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Messaggio  Ospite Mar Gen 19, 2010 3:27 am

Ma il master ha detto si siiiii

master, Taranis mi da noiaaa, digli qualcosa!!!

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Messaggio  ilmat Mar Gen 19, 2010 8:47 am

via ragazzi, fate per bene...
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Messaggio  Kenzo Mar Feb 16, 2010 12:10 am

1/4


3 Hammer, Anno del Libro

“Ci sono storie che val proprio la pena di raccontare.” Pensava Grigor Leander Garreth nella sua carrozza, chiudendo il pesante volume che aveva tra le mani. Era un grosso e scuro tomo rilegato in pelle, il cui titolo campeggiava sulla copertina in eleganti caratteri d’argento: Canzone del Picco. Lo adagiò sul piccolo leggio che sporgeva da una delle pareti imbottite e si sistemò più comodamente sul divanetto di velluto. Il suo cocchio procedeva adagio sulla strada per xxx in una gelida notte di luna. Se ci fosse stato qualcuno in quell’aria di ghiaccio ad osservare il calmo avanzare del veicolo, ne avrebbe notati sulle portiere gli stemmi del Duca Guile Garreth, Signore di T..., suo padre. Quella era la carrozza con cui il Duca un tempo affrontava i lunghi viaggi diplomatici, ma che adesso era proprietà quasi esclusiva del figlio, che a poco a poco l’aveva adattata alle sue esigenza di accademico ramingo.
Il giovane aveva inviato una missiva a Forte xxx un paio di settimane prima con la quale avvertiva il Capitano Darwin Dale che sarebbe passato a fargli visita di lì a qualche giorno, e l’attuazione di tale proposito era decisa per quella sera. Era il primo dei tanti obiettivi di un lungo viaggio che in pochi giorni lo avrebbe portato molto al di là delle frontiere del Cormyr. A dire il vero non aveva ricevuto risposta dal Capitano, ma era sicuro che la mancata replica dovesse attribuirsi solo alla ritrosia di Dale a privarsi di un uomo al Forte, fosse anche solo di un semplice messo, per assecondare quelle che certamente egli considerava capricci di un eccentrico rampollo. Grigor infatti, nella sua lettera all’alto ufficiale, aveva motivato la visita con l’esigenza di avere informazioni sulla prassi militare di elaborare linguaggi gestuali utili alla rapida organizzazione tattica in combattimento. Non vedeva il Capitano da molto tempo e lo sapeva uomo poco incline a chiacchiere che non riguardassero la caccia o l’approvigionamento delle truppe, ma il Forte era di strada e certo non gli sarebbe stata negata ospitalità per quella notte.
Grigor aveva conosciuto il Capitano Dale da bambino, quando questi, in qualità di Vicecapitano della Guardia, era assegnato alla Rocca di xxx, a poco meno di un giorno a cavallo dal disadorno castello di campagna che era la dimora del Duca suo padre. Praticamente ogni licenza di Dale corrispondeva ad una visita a Sir Garreth, l’unico amico che egli poteva raggiungere entro lo scadere delle pause, rare e solitamente brevi, che gli erano concesse dal servizio alla Rocca. T... era anche uno dei pochi luoghi in cui Dale diceva di sentirsi a casa. Da parte sua il Duca adorava le visite del vecchio compagno, alle quali sacrificava con piacere qualcuno dei suoi impegni quotidiani di governo. Era così che praticamente ognuna di quelle visite corrispondeva ad una battuta di caccia o addirittura, per le licenze più lunghe e nella tranquillità che le annate di buon raccolto concedevano alle preoccupazioni del Duca, la presenza di Dale a T... diventava il pretesto per l’organizzazione di un torneo tra i cavalieri della piccola corte ducale. Non era ancora stato indetto torneo a T... che il Capitano Dale non avesse vinto. Degli incontri infantili con quell’uomo dalla voce tonante e dalla passione per i cavalli, Grigor ricordava soprattutto la sottile e istintiva antipatia che sentiva nei confronti di quell’atteso amico di famiglia, così come la frustrante invidia per gli sprazzi di energica vitalità che egli sapeva donare al Duca. Il Capitano del Forte e il Duca di T... si erano conosciuti ai tempi dalle Guerra di xxx, quando il giovane Darwin Dale aveva combattuto come primo ufficiale al comando dell’allora Generale Garreth nella vittoriosa Battaglia Del Fiume xxx, battaglia che era valsa al primo la nomina a Vicecapitano Della Guardia, al secondo il titolo nobiliare e le terre di T... Se Grigor da piccolo avesse dimostrato la benché minima inclinazione verso la vita militare, avrebbe certamente compiuto il suo apprendistato tra le fila della Guardia. Il giovane sorrise tra sé all’idea di poter attribuire quel suo disinteresse per la pratica dell’arte militare all’infantile ostilità nei confronti di Dale.
Si distrasse da quei pensieri tirò fuori un fazzoletto da una tasca interna della tunica per strofinarlo sul vetro appannato del finestrino. Attraverso i piccoli occhiali rotondi vedeva solo terra lavorata e illuminata dal chiaro di luna e ne dedusse che la carrozza doveva essersi lasciata il bosco alle spalle già da un pezzo. Il giovane aveva dato ordine al cocchiere di avvertirlo bussando tre colpi sul tetto della carrozza quando fossero arrivati in vista del Forte e quel segnale non tardò ad arrivare.
Grigor si avvicinò all’asse ribaltabile che fungeva da scrittoio da viaggio e che lui aveva fatto montare là dove un tempo l’abitacolo della carrozza ospitava un secondo divanetto, dirimpetto al primo, destinato agli ospiti di suo padre. Vi stava davanti una sorta di sgabello imbottito inchiodato al pavimento, che aveva la funzione di sedile per lo scrittoio e talvolta di poggiapiedi per gli occupanti del divano superstite. Il giovane vi prese posto e dopo aver bagnato un secondo fazzoletto con l’acqua profumata di una boccetta, se lo passò sul viso, osservando alla luce delle candele il proprio riflesso sul vetro dei finestrini. Aveva ventitre anni, il volto rasato e i capelli raccolti in una sottile coda bruna. I suoi occhi erano piccoli e penetranti come quelli del Duca, mentre i lineamenti dovevano alla Duchessa la morbida piega con cui disegnavano l’espressione seria che poco si addiceva a un uomo così giovane. Terminata la breve toletta, sentì il bisogno di dare ordine agli oggetti sparsi sul piano: le penne e il calamaio sparirono assieme alle candele nei cassetti dello scrittoio, mentre i libri e le carte furono accolti da piccoli sportelli nella parete. Infine infilò un paio di quaderni in una borsa che si mise a tracolla, chiuse lo scrittoio ribaltando l’asse e l’assicurò con un giro di chiave. Poco dopo la carrozza si fermò. Grigor sentì la voce del cocchiere annunciare a gran voce il suo nome e i suoi titoli. Di nuovo il cocchio si mosse. Attraverso la condensa che già riprendeva lentamente spessore sul vetro, il giovane percepì di star entrando nel cortile del Forte. Quando la sua carrozza fu definitivamente ferma, il postiglione gli aprì lo sportello e Grigor, che pure si era sentito congelare per buona parte del viaggio, sentì un’ondata di freddo entrare prepotente in quello che per diverse settimane sarebbe stato il suo studio. Sceso dal cocchio si trovò davanti un soldato della ronda che, senza dire una parola, improvvisò un goffo inchino e gli fece segno di seguirlo, scortandolo attraverso il cortile fin dentro il maschio della fortificazione. Là, all’ultimo dei tre piani in cui si allungava la torre, si trovavano gli appartamenti di Dale, in tutto due stanze comunicanti, la più grande delle quali fungeva da studio, salotto e quartier generale del Capitano. Grigor vi fu introdotto dopo che la sentinella, incespicando nei suoi titoli, lo ebbe annunciato.
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Messaggio  Kenzo Mar Feb 16, 2010 12:11 am

2/4

-Grigor entra, ti prego, e fammi vedere l’uomo che è diventato il figlio del buon Guile Garreth!- Darwin Dale si alzò da un dietro un lungo tavolo coperto di registri e debolmente illuminato da un’unica candela, e si fece incontro al giovane per accoglierlo con un’energica stretta di mano. Era un uomo sulla cinquantina, di corporatura robusta e dalla corta barba, in mezzo alla quale i primi peli bianchi erano ancora ben lontani dal vincere la lotta dell’età. Il ragazzo ricambiò la stretta, mentre con calma il suo sguardo passava dall’esame di Dale a quello del suo buio alloggio. L’arredamento consisteva nel grande tavolo, una libreria, anch’essa colma di registri, e qualche sedia; un paio di minacciosi trofei di caccia ad una parete erano l’unica concessione che Dale in quella stanza aveva saputo fare al superfluo. Accorgendosi che il suo silenzio stava superando i limiti della convenienza, Grigor replicò:
-Grazie di avermi ricevuto, Capitano, sono in viaggio verso le Valli e, portandovi gli omaggi di mio padre, vi chiedo ospitalità per questa notte.-
-Oh, mio caro Grigor, tu mi chiedi come un favore ciò che ti è dovuto e che per me è un piacere offrire: ciascun membro della famiglia Garreth sarà sempre il benvenuto a Forte xxx, così come in ogni castello della Guardia.- La gentilezza delle parole di Dale era sincera.
-Grazie Capitano, sono felice ed onorato di sentirvi parlare così e non posso che esprimere, con la mia gratitudine, quella di tutta la mia famiglia.- Disse il giovane fissandolo. Poi, con malcelata malizia, aggiunse:-In questo modo mi sollevate anche dal timore di essere ospite sgradito, timore che certo ora mi sembra sciocco e del tutto infondato, ma che, lo confesso, ha saputo tormentarmi nella vana attesa di una vostra risposta alla mia missiva.-
Dale si irrigidì e restò in silenzio mentre i suoi occhi si stringevano in un’espressione di muto rimprovero. Bastò però un attimo a recuperare la sua bonaria cordialità:
-Educato come un duca, ma pungente come un Garreth!- disse sorridendo –Diavolo di un ragazzo! Sapevo bene di non recare offesa a te e tanto meno a tuo padre, che certo conosce i costumi delle milizie e sa che la prassi del Forte impone l’invio di messaggeri solo in caso di necessità o per motivi di servizio. Ma siediti, Grigor, e raccontami come sta il buon Duca. -
Dicendo questo accompagnò il giovane ad una coppia di sedie davanti al camino, il quale, dopo la candela sul tavolo, costituiva la seconda ed ultima fonte di luce dello spoglio appartamento del Capitano. I due si sedettero davanti al fuoco e Grigor si chiese se Dale fosse solito offrire la legnosa accoglienza di quelle sedie anche ai funzionari della Corte reale in visita al Forte. Uno sguardo al suo ospite, ancora vestito della cotta di maglia, gli fece credere di si.
-Aspetta, ragazzo, non ti ho neanche chiesto se devi mangiare o se hai sete. Perdonami, ma io ho già cenato e mi ricordo del cibo solo quando il mio stomaco brontola o la campana del refettorio suona, ah ah ah!-
-Grazie Signore, ma anch’io ho già cenato durante il viaggio e per adesso non ho sete. - rispose Grigor con una compostezza che a Darwin Dale dovette sembrare vagamente effemminata.
-Mica ti dispiace, però, se mi verso un bicchiere di ginepro?- Senza aspettare la risposta il Capitano raggiunse il tavolo, ne prese una bottiglia e due tazze e tornò al caminetto. -Insomma, raccontami un po’ che si dice a T...- rinnovata l’esortazione, riempì una delle tazze e poggiò l’altra insieme alla bottiglia sul camino, invitando con un gesto il giovane a servirsi quando ne avesse avuto voglia. Grigor annuì e cominciò:
-Col favore degli Dei, il Duca è in salute, i suoi sudditi lo amano e, grazie al servizio di chi, come Voi, difende i confini del Regno, vivono in pace. Il nostro ambasciatore nella capitale dice Re Azoun XXVIII molto soddisfatto del servizio di Sir Garreth e c’è chi non esclude che alla prossima dieta mio padre venga insignito del titolo di Dragone Qualcosa, spettante solo ai più meritevoli dei vassalli del Re.-
-Per gli Dei! Tuo padre è in gamba, ragazzo! Ha saputo comandare e vincere in guerra ed ora dimostra il suo valore anche in tempi di pace, - confermò Dale – credimi se ti dico che Guile Garreth è forse l’uomo migliore che ho mai conosciuto ed è una gioia per me sapere che la fortuna gli sorride. Ma, ahimè, il tempo è tiranno e non risparmia nemmeno i più meritevoli: presto il buon Duca avrà bisogno di qualcuno che prenda il suo posto...- Dicendo questo fece correre uno sguardo non privo di preoccupazione sulla tunica del giovane, simbolo della sua dedizione agli studi arcani. L’allusione certo non sfuggì a Grigor, che però preferì ignorare il goffo paternalismo del Capitano:
-Sono felice, Signore, di sentirvi gioire per i successi di mio padre e vi assicuro che la stima che gli portate non è certo inferiore a quella che egli ha nei vostri confronti. Più di una volta l’ho sentito parlare di Voi come del suo amico più caro.-
-Ah Ah, Grigor, ci sai fare con le parole.. tu stasera vuoi far commuovere questo vecchio nostalgico- disse Dale vuotando d’un fiato la tazza di liquore al ginepro- Da parte mia, posso solo dirti che l’amicizia di cui tuo padre da molti anni mi onora è senza dubbio, dopo la buona riuscita della mia missione di Capitano della Guardia, uno dei miei principali motivi di gioia...- i suoi occhi si ammorbidivano, complice la forza dell’amaro.- Ma dimmi ancora, la Duchessa come sta?-
-Anche mia madre gode di ottima salute e a detta di molti resta una delle dame più belle del Cormyr. Forse i miei occhi sono ingannati dall’amore che le porto, ma vi assicuro che finora il tempo sembra averla risparmiata.-
-Gran donna, Lady Susan, degna compagna di tuo padre. Forse è tempo che anche tu inizi a cercare una moglie altrettanto bella e altrettanto nobile e a pensare al futuro del ducato...-
Grigor capì che quel discorso non si poteva ulteriormente evitare:
-Signore, toccate per la seconda volta un argomento che da molti anni affligge mio padre e che più volte è stato motivo di dissapori tra lui e me. Non vi nascondo, come non ho mai fatto con lui, che l’amministrazione del ducato non rientra tra i miei interessi e che, per il bene di quel popolo che oggi è tanto devoto a Sir Garreth, non intendo ereditarne il governo. Come sapete, la Duchessa dopo di me ha partorito un secondo erede che, quando i venti ricominceranno a soffiare da sud, vedrà la sua sesta primavera. In seguito alla mia presa di posizione, mio padre si sta occupando personalmente della sua educazione, nella speranza di farne il suo successore. Mio fratello è solo un bambino, ma il carattere di un bimbo è la promessa dell’uomo che sarà ed io credo che le speranze del Duca non siano malriposte. Vi assicuro in ogni caso che il mio desiderio più grande è vedere il piccolo Dunkan diventare un uomo della tempra di mio padre. Ci sono uomini che sembrano nati per impugnare le armi e guidare le genti. Mi auguro che mio fratello possa essere uno di questi e non escludo che nel giro di qualche anno non venga a compiere il suo apprendistato presso di Voi, qui al Forte. Per quanto mi riguarda, solo nel libro vedo una vita che non sia infelice e solo attraverso lo studio credo di poter fare qualcosa di utile per i miei simili.-
La decisione delle parole di Grigor lasciò di stucco il vecchio soldato e spense sul nascere tutte le sue successive raccomandazioni. Darwin Dale tirò un lungo sospiro e si mise a fissare il fuoco pensieroso, con le mani sulle ginocchia. Mentre il giovane valutava l’effetto di ciò che aveva appena detto, il Capitano, riprese:
-Certo hai carattere, ragazzo, e sembri avere le idee molto chiare. Se la tua testa è dura la metà di quella di tuo padre, non ci provo neanche a dire qualcos’altro che ti convinca ad occuparti di T...- ma dopo qualche istante di silenzio -Pare anche, però, che improvvisamente tu ti interessi degli usi dei soldati, o almeno questo mi è sembrato di capire dalla tua strana lettera. Avrei detto che tu stessi meditando una sorta di conversione...- Grigor non poté fare a meno di chiedersi se doveva solo a quel pensiero l’affettuosa accoglienza di Dale.
-A dire la verità, Signore, non è un interesse improvviso, anzi, studio con passione l’arte militare fin da quando ero bambino: ho letto più volte tutti i trattati di strategia e le cronache di battaglia che la biblioteca di mio padre è stata in grado di ospitare, e voi conoscete l’impegno, anche teorico, col quale il Duca ha saputo affinare la nobile arte del Guerra.- Darwin Dale rispose con un sorriso.
–A questo proposito, Capitano- proseguì Grigor – dato che sollevate la questione, avrei delle domande per Voi. Proprio mio padre vi indica come uno dei maggiori esperti in materia di codici militari ed io vorrei chiedervi la gentilezza di togliermi un paio di curiosità in merito ai linguaggi gestuali che so essere risorsa assai utile della gente di spada.-
-Beh, se non hai domande troppo strane, penso di poterti aiutare; in fondo si tratta di cose che fanno parte del mio addestramento di soldato e della mia pratica di ufficiale. Su, chiedi pure- lo esortò Darwin Dale, stuzzicato dalle richieste del giovane.
Grigor estrasse dalla tracolla quello che sembrava un astuccio dalla pelle scolorita e assottigliata dall’uso: -Bene. Allora vorrei che mi diceste se avete mai visto prima questi segni, o anche solo alcuni di essi- così dicendo aprì l’astuccio, che si rivelò essere la copertina di un quaderno ingiallito, cucito direttamente nel cuoio. Sfilò dalle pagine del quaderno un foglio dai margini consumati e lo tese a Dale, che lo inclinò per osservarlo alla luce del caminetto. Sopra vi erano disegnate, ordinate su due colonne, piccole immagini di mani atteggiate in diversi gesti, e di fianco ad ognuna di esse stava una breve frase che ne comunicava il senso. Il Capitano restò a lungo assorto a riflettere sui disegni, senza togliere gli occhi dal foglio e senza pronunciare una parola. Infine disse:
-Qualcuno mi è familiare, ma certo non è un codice che conosco. Questi due, per esempio, sono usati dai Corvi Rossi, ma non con il significato che sta scritto qui: se fai questo quando stai alla testa di una truppa di Corvi, cominceranno a cercare riparo, non certo a preparare un accerchiamento. Di quest’altro si serve la guardia personale del Re e questo l’ho usato io stesso combattendo a Dagger Fall: è molto usato su al nord. Ma mai li ho visti utilizzare col significato che dice la tua carta.- Terminata la rapida perizia restituì il foglio a Grigor. –Posso dire per certo che tra il Cormyr, Le Valli e la Sembia non c’è corpo militare o gruppo di mercenari che utilizza questo codice. Ma dove hai trovato quei disegni?-
Grigor sembrava soddisfatto della risposta, si sarebbe detto che dietro i suoi piccoli occhiali rotondi qualcosa si fosse illuminato: -Invero in nessun posto importante- cominciò affabile- conosco un vecchio libraio che incontro da un paio d’anni alla fiera d’estate di D... . L’ultima volta, avvinto dalle storie di questo vecchio signore, mi sono trattenuto a pranzo con lui per la curiosità di conoscere i dettagli del suo inconsueto mestiere. Durante il colloquio che avemmo egli mi rivelò di aver seguito le orme del padre nell’attività che gli dava di che sfamarsi, e mentre raccontava mi stupì con un motto che voleva, credo, spiegare le difficoltà della sua professione. Mi disse più o meno: “Da mio padre ho ereditato il carretto, i debiti e il baule degli invenduti!”. Sulle prime forse non colsi la lamentela, ma l’immagine di un baule ricolmo dei volumi che un libraio non è riuscito a vendere in una vita e che lascia in eredità al figlio, sperando che li venda lui, mi colpì, come dire, di bizzarra fascinazione. Chiesi all’uomo se quel baule era esistito per davvero ed egli mi rispose che esisteva eccome: in trent’anni che aveva spinto il carretto e in dieci che lo spingeva suo figlio per lui, aveva dato via solo tre di quei libri, e sempre senza rimediare niente di più che un pasto caldo. Pensate dunque a che faccia ha fatto il mio libraio quando mi sono offerto di pagare venti leoni d’argento per quel baule, se solo il figlio avesse aiutato il mio cocchiere a caricarlo sulla carrozza. Naturalmente l’affare fu chiuso in un istante ed io passai i restanti due giorni della fiera ad esaminare il contenuto di quel baule, che, insieme alla maledizione degli invenduti, aveva finito per abbandonare la famiglia del buon libraio prima del passaggio alle terza generazione.
Devo dire che capii presto la ragione delle mancate vendite, d’altronde ci sono testi che non possono dire niente a chi non ha la pazienza di ascoltarli, ma in ogni caso non posso fare a meno di pensare di essermi aggiudicato un tesoro per soli venti leoni. Vi erano, certo, libri praticamente distrutti e carte inutili, ma ho trovato tra gli invenduti del vecchio libraio le più impensabili testimonianze sul passato della vita di mezzo Faerun. Ho potuto studiare trattati di botanica in antico Thoras e visionare i registri contabili di famiglie ormai decadute; ho capito cosa vuol dire abitare le coste del Mar dei Pirati dalle scadenti rime dello sconosciuto bardo Ben Invein e scoprire in uno strano epistolario che la regione di C... porta questo nome per via di una strana leggenda su un cavolo e una capra.-
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Messaggio  Kenzo Mar Feb 16, 2010 12:12 am

3/4

Il Capitano Dale sedeva ora con le braccia incrociate sul petto, ascoltando il giovane con un’espressione che diceva quanto fosse lontano da capire cosa spingeva il figlio del suo migliore amico a sprecare la giovinezza in simili occupazioni. Non che egli disconoscesse l’importanza dello studio, e anzi insisteva perché le reclute della Guardia ricevessero una base d’educazione delle cose del mondo, ma non si spiegava come il figlio di un duca si potesse appassionare nel leggere i conti di qualche mercante fallito. Il giovane continuò:
-Ora, credo di aver individuato la pietra più preziosa del mio forziere in questo piccolo quaderno di scolaro, tra le cui pagine ho scovato il codice gestuale che vi ho mostrato- così dicendo allungò il braccio e dalle sue dita sottili il libercolo passò alle callose mani del vecchio soldato. Dale lo rigirò e lo sfogliò alla luce del fuoco.
-E questo che sarebbe?- chiese senza capire.
-Brevemente, Signore: quello è il quaderno di un fanciullo che, secondo la nota di possesso della prima pagina, si chiamava Sal Menniger e ha ricevuto la sua educazione elementare presso un tempio di Torm. Come vedrete, esso contiene poco più che i suoi primi esercizi di scrittura, qualche breve storia attraverso cui i chierici di Torm abituano i piccoli ai fondamenti della loro dottrina e qualche appunto sulla grammatica del Thoras antico. A giudicare dai progressi della grafia del fanciullo, direi che il quaderno potrebbe aver accompagnato le fatiche del piccolo studente per circa un paio d’anni, mentre alcuni elementi, testuali e non, mi fanno credere che quest’oggetto sia vecchio almeno di dieci secoli. E’ sorprendente il suo stato di conservazione, non trovate?-
Darwin Dale sgranò gli occhi, poi guardò di nuovo il quaderno e scosse la testa: -Ed è per leggere un’anticaglia di quaderno di un chierichetto che hai deciso di non occupare il posto che gli Dei ti hanno assegnato su questa terra? Mio caro Grigor, davvero non riesco a capire... e poi che c’entra questo col linguaggio delle mani?- Il giovane sorrise.
-Ebbene si, Capitano, è anche per occuparmi di cose come questa che rinuncerò ai miei diritti di primogenito. La vostra reazione è più che normale, poiché ci sono cose che ancora non sapete.- Grigor recuperò il prezioso quaderno e lo ripose nella tracolla -Ma voglio che anche la vostra seconda domanda non resti senza risposta. Vi dicono niente i versi: “e de la mano fece gabbia” ? Oppure: “con mano come piede di pantera”? O ancora: “la destra portò alla spalla/ ché l’amico desse occhi alla sua nuca”?-
-Non saprei, sembrano frasi.... di poesie.- Darwin Dale era sempre più perplesso.
-Esattamente Signore, sono versi di un poema che certo avete letto e che altrettanto certamente avete sentito cantare: la Canzone del Picco.-
-Non vedo che c’entra, ma, certo, lo conosco: me la cantava mio padre quand’ero poco più che poppante ed è stato uno dei primi libri che ho letto da solo quando ero un po’ più grandicello. Ancora oggi ogni tanto mi capita di andare alla locanda e sentirne cantare dei brani. Per quel che mi ricordo è una storia bellissima... Da ragazzo mi faceva morire quel Gilmour... era proprio una forza... e il bello è che lo facevano pure Re!-
-Si, di sicuro un personaggio interessante, ma voi Capitano vi confondete- lo riprese Grigor – è vero che la storia racconta che Gilmour Guinnes viene incoronato Re della Montagna, ma questo non avviene nella “Canzone del Picco”, bensì in “Anaurock”, il secondo libro di quella che oggi viene comunemente chiamata la “Trilogia del Lago”. Ebbene vi parlo di questo poema perché i suoi versi sono la prima cosa cui ho pensato vedendo i disegni del piccolo codice gestuale che vi ho mostrato, e le vostre parole al riguardo, unite ad un paio di altri colloqui come quello che ho avuto questa sera con Voi, mi convincono sempre più a pensare che quelli possano essere soltanto i muti segnali con cui comunicano i due protagonisti dell’opera: Seyan di Yanos e Corkan il Grigio. La corrispondenza tra le descrizioni poetiche e i disegni è impressionante e, come Voi mi confermate, non c’è nessun codice militare di gesti che corrisponda a quello ritratto nel foglio del piccolo chierico.- Grigor era raggiante. Dale invece aggrottò ulteriormente le sopracciglia:
-E a che ti serve sapere che un bambino mandato alla scuola di Torm mille anni fa si è messo a disegnare quello che probabilmente anche lui stava leggendo in un libro?-
-Avete ragione Capitano, continuo a tacervi particolari fondamentali alla comprensione. Prima di tutto: è assolutamente improbabile che i disegni siano opera del fanciullo: il tratto è deciso, maturo, perfetto, e la grafia delle didascalie, oltre ad essere chiaramente quella di un adulto, è fatta di tratti discendenti e dunque di tipologia opposta a quella di cui è riempito il quaderno, il cui andamento tende verso l’alto.
Seconda di poi, vi ho detto che il quaderno deve avere circa mille anni perché nei testi degli esercizi di dettatura del fanciullo vi sono, oltre i classici miti riguardanti gli Dei, storie che alludono ad eventi datati con sufficiente precisione per quel tempo, ma soprattutto perché l’inchiostro con cui esso è scritto è di colore viola, il che significa che è stato estratto dalle bacche dell’Antanifoglia. Tale pianta veniva molto utilizzata con questo scopo nel nostro lontano passato, ma ormai non si trova più sul Faerun e, secondo l’autorevole parere di Lorenio Wale, mio compagno d’Accademia e probabilmente il più grande erborista vivente, questa dovette estinguersi appunto un migliaio di anni fa, in seguito agli sconvolgimenti climatici che, ormai è più che attestato, hanno sconvolto il continente in quell’epoca. Ecco, se il nostro quaderno è stato davvero redatto prima di quel tempo, se ne deduce che questo, e verosimilmente il codice gestuale che contiene, sono anteriori alla stessa Canzone del Picco, la cui stesura non può essere più vecchia di quattro- cinquecento anni, secondo quanto ha dimostrato qualche decennio fa Peter Harck, Gran Custode dell’Antica Biblioteca di Waterdeep. Per ragioni di tempo vi risparmio il racconto degli infiniti passaggi di tale dimostrazione, ma vi assicuro che i suoi argomenti, per quanto complessi, sono assolutamente stringenti.
Tutto questo, come capite, basterebbe da solo a meritare un approfondimento, ma vi si aggiunge un particolare che, a questo punto, diviene importantissimo. Si tratta di una scritta che, se aveste voltato il foglio che vi ho fatto esaminare, non vi sarebbe sfuggita, ma che posso citarvi a memoria: “A Sal e Bernon, per il loro impegno. E che imparino che non solo le parole servono a comunicare”. Ebbene Signore, questa dedica porta anche una firma, e questa firma è quella di Corkan il Grigio!-
Il Capitano Dale non poté fare a meno di spalancare gli occhi. Quel giovane farneticava.
-Ragazzo, sono a dir poco confuso e non so se stai prendendo in giro me, o soltanto te stesso. La storia della Compagnia, della Spada delle Valli e tutto il resto, ha appassionato generazioni di abitanti del Faerun, ma, per gli Dei, è soltanto una leggenda!-
Grigor era preparato a quella una reazione:
-Questo, Signore, è quello che credono in tanti, ma non è quello di cui sono convinti tutti. Certo, so bene che la storia deve unirsi alla leggenda per generare il mito, ma ho fondate ragioni di pensare che gli eroi della Compagnia del Lago siano realmente esistiti e che, in un’epoca ormai lontana, sarebbe a dire, stando al poema, nell’Anno del Cazzo [in che cazzo di anno siamo?], abbiano contribuito a salvare il Faerun dalla più grande minaccia che il continente ha conosciuto dalla sua creazione. Non vi nascondo che il mio viaggio nelle Valli è teso a raccogliere ulteriori indizi validi a dimostrare questa tesi.-
-Ragazzo mio, tu devi essere pazzo: là sopra si parla di elfi, di draghi, di incantesimi capaci di cambiare faccia al mondo! Come puoi credere che quelle storie siano realmente avvenute?!-
-In effetti la difficoltà più grande sarà quella di separare la realtà dei fatti dall’invenzione della poesia. Occorre ricordare, però, Signore, che in periodi relativamente recenti, secondo il calcolo delle ere, il nostro mondo ha subito cambiamenti profondi, di cui la nostra specie stenta a portare memoria. E’ possibile, addirittura probabile, che ci sia stato un tempo in cui si osservavano come realtà banali cose che oggi possiamo concepire solo come eccessi della fantasia. Oggi però, come mai prima, si lavora per ricostruire quella memoria: ogni giorno vengono fondate nuove accademie e le università non hanno mai conosciuto un’attività così intensa. Forse ancora questi ambienti non sono in grado di diffondere i risultati dei loro studi, ma con sempre più frequenza si fanno scoperte sul nostro passato che cambiano la nostra attuale concezione delle cose. Nessuno ancora può dimostrare che gli elfi o i draghi siano mai esistiti e certo la magia che pratichiamo oggi non è che l’ombra di quella di cui nei canti della Trilogia si serve Taranis Arkastle, ma chissà che non venga un giorno in cui i racconti del poema non ci sembreranno più soltanto delle storie...-
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LA CUCINA DI MONTENEGRO (sottocategorica FORGOTTEN) Empty Re: LA CUCINA DI MONTENEGRO (sottocategorica FORGOTTEN)

Messaggio  Kenzo Mar Feb 16, 2010 12:13 am

4/4


Il Capitano Dale stringeva gli occhi in due fessure, grattandosi la barba con la mano.
-Mettiamo allora che tu non stia sragionando e che io voglia prendere sul serio quello che mi dici.- disse dopo un lungo e confuso silenzio- Lasciamo stare però le storie del mondo antico, delle università e tutto il resto, e torniamo a quello che stai facendo tu, che ho bisogno di capire. Mi stai dicendo che hai preparato un viaggio nelle Valli che ti terrà lontano settimane da T... per andare in giro a fare strambe domande su questo quaderno e quei disegni, perché secondo te la loro esistenza dimostra che Corkan il Grigio è vissuto realmente?-
Grigor capì di aver parlato troppo. E il peggio era che davanti a quell’uomo in armatura, quegli stessi discorsi che tra le colonne dell’Accademia illuminavano di senso tutto quello che faceva, sembravano improvvisamente aver perso la loro forza. Ormai, però, tanto valeva provare a spiegarsi:
-No Signore, non ho detto questo, e certo né il quaderno né il codice che esso nascondeva sono prove sufficienti ad una dimostrazione. Mi rendo benissimo conto, anche se mi sembra ben strano, che le mie fatiche potrebbero sprecarsi sul gioco di un appassionato o su una colossale beffa oppure, al limite, su di un bizzarro caso di omonimia. Vedete, quando si fa ricerca si formulano delle ipotesi. Queste ipotesi possono rivelarsi grossolani e deludenti errori oppure intuizioni della verità.
A proposito di intuizione, però, devo dire che anche Voi ne sembrate ben dotato: confesso che l’ipotesi che in questo momento muove il mio lavoro è proprio quella secondo cui Corkan il Grigio non si limiti ad essere solo il personaggio di un’epopea, ma che abbia realmente calpestato la terra del Faerun ed abbia avuto un ruolo non secondario nel plasmarne la storia. Sappiate che, normalmente, il mio interesse per la poesia o le storie antiche non va molto oltre il passatempo, ma una serie di piccole fortuite scoperte, come quella di cui vi ho fatto partecipe stasera, ha prepotentemente spostato la mia attenzione su i casi della Trilogia del Lago.
Voi siete amico della mia famiglia da molto tempo e ci terrei a non lasciarvi l’impressione di essere solo un folle bibliofilo in balìa di astruse visioni. Vorrei dunque, risparmiandovi il racconto delle altre piste che sto seguendo, almeno finire di spiegarvi ciò di cui mi sto lentamente convincendo e che presto spero di poter dimostrare.- Il giovane fece una pausa, in attesa di una risposta.
-Ragazzo mio, sarà dura non pensare che in quello che dici non ci sia dell’astruso, ma, ormai, sono quasi curioso...- Darwin Dale incrociò nuovamente le braccia sul petto assumendo un’espressione che Grigor giudicò irrimediabilmente seria.
-Bene,- cominciò, nonostante tutto- come forse vi ricorderete, il personaggio di Corkan non figura nel terzo libro della Trilogia, sarebbe a dire ... [eheh... e qui?... questo deve ancora succedere... magari si può provare... “La rosa delle Valli”?..... “Seyan furens”?... “Waterdeep”?... “Le miniere di Tetyamar”?.... “Il Re della Montagna”?... “Il Re di Cormanthor”?... “Armouril sposa Antalgil”?... “Peg Perego contro Montenegro”?... “Lancia l’Halfling con Noi!”?... “Là sui monti con Fieylik”?.... “Godrock e Sebastien”?... “Olly e Gilmour”?... “Ulan e Shiro”?... “L’Anno della Bandiera”?... ma si chiama Anno della Bandiera quello in cui siamo, giusto? magari è una cazzata che mi sembra di ricordare, ma se è L’Anno della Bandiera, il nome diventa “L’Anno della Bandiera”!... sarebbe quando cambia bandiera sulle Valli e su tutto si stende lo stendardo ardente di Seyan!!!], perché è nella Grande Battaglia del Deserto che il chierico di Torm trova la morte.-
-E’ vero,- confermò Dale- Corkan muore salvando la vita di Seyan nella battaglia contro i Netheresi. Adesso mi ricordo, si...-
-Esattamente Signore. In un passaggio a dir poco sublime, si racconta come egli dette la vita per l’amico col quale aveva diviso tutto: l’infanzia, la lotta, la gloria. Ebbene, la mia teoria è la seguente: io credo che se Corkan il Grigio è esistito veramente, come spero di poter presto dimostrare, la sua morte sia solo un espediente letterario voluto, suppongo, per sottolineare il valore dell’amicizia in quel programma di riforma morale e politica che l’anonimo autore della Trilogia del Lago raccomanda tra le righe dell’opera. Penso che il nostro eroe sia sopravvissuto alla Grande Battaglia del Deserto e, come mi fa pensare il nostro quaderno, che successivamente abbia prestato servizio come insegnante in uno dei molti templi di Torm che tuttora sorgono nel territorio delle Valli. Escludo infatti che il periodo di un simile servizio possa essere collocato prima degli avvenimenti del poema, perché egli doveva essere troppo giovane e non poteva aver raggiunto la carica di Chierico Anziano, la sola che, come mi dicono le mie recenti verifiche, permette di formare i giovani chierici presso le chiese di Torm. Chiaramente su questa mia tesi c’è moltissimo da lavorare, capite che per adesso sono andato molto poco oltre la congettura, ma in questa prima fase trovo utile e stimolante anche abbandonarsi alle proprie fantasie creative e, perché no, giocare con esse.
In questo senso il mio gioco di ipotesi su Corkan il Grigio non si esaurisce qui: mi piace pensare che egli sia vissuto molto a lungo in seguito alla Battaglia del Deserto e i fatti della Trilogia, perché la sua successiva presenza nelle Valli potrebbe spiegare un altro mistero. Esiste infatti un’antica cronaca delle Valli, firmata con lo sconosciuto nome di “Den Kompein”, che, seppur incompleta, racconta di un importante Consiglio tenutosi nelle Valli nell’Anno della Clessidra, sarebbe a dire trentacinque anni dopo l’Anno del Cazzo [o della Bandiera, non s’è capito]. Secondo tale Kompein, i popoli delle Valli erano al tempo provati da anni di carestie e, come accade spesso nei momenti di calamità, si cominciò a credere che gli Dei stessero facendo scontare ai mortali una qualche colpa. Ci si chiese allora quale fosse la colpa e chi fosse stato a commettere l’errore che tanto aveva fatto infuriare le divinità e fu allora che cominciarono a diffondersi storie che imputavano atroci delitti e sacrilegi a l’una o l’altra Valle. La tensione tra i reggenti era forte a tal punto che si racconta si fosse vicini ad una guerra civile. Sembra però che allora, per volere di un misterioso vecchio in armatura chiamato semplicemente “Il Grigio”, sia stato convocato un Gran Consiglio, appunto nell’Anno della Clessidra, in cui quello stesso vecchio convinse i signori delle Valli e restare uniti nella difficoltà, piuttosto che combattersi tra loro. Insomma, se tutto questo è vero, credo che il carisma necessario ad un’impresa come quella del misterioso Grigio si acquisisca solo attraverso una reputazione straordinaria, magari quella di un eroe salvatore del Faerun. Insomma, Capitano, non riesco a togliermi dalla testa che quel Grigio fosse Corkan e che tutte queste storie siano tra loro collegate. - Grigor fece una pausa per osservare il Capitano, ormai praticamente sconvolto- Eccovi dunque le mie ipotesi, Signore, almeno quelle relative a Corkan. Per adesso, lo so, sono poco più che fantasie, ma fantasie con radici nella nostra realtà e che mi offrono infiniti spunti di lavoro. Per il resto posso solo dirvi che più mi addentro nei misteri della Trilogia del Lago e più mi convinco che risolvere alcuni di essi potrebbe cambiare molte cose sul nostro modo di concepire il nostro passato e, con esso, il nostro presente.- Grigor tacque.
Anche Darwin Dale non disse niente per lungo tempo, tornando ad osservare il fuoco ormai morente. Il giovane osservava il Capitano mentre a più riprese la fronte dell’uomo si corrugava, la sua bocca si stringeva. Infine il signore del Forte tirò un sospiro e disse semplicemente:
-Ragazzo mio, si è fatto tardi e noi stiamo indugiando in strane chiacchiere. Deve essere stata preparata una stanza per te al piano inferiore, che purtroppo dovrai dividere col tuo cocchiere: mi spiace, ma qui al Forte non siamo molto attrezzati per ricevere ospiti e forse non troverai le comodità convenienti al tuo rango. Ho ordinato ad un garzone di aspettarti in anticamera e servirti per la durata della tua permanenza; probabilmente sarà già addormentato, ma sveglialo pure e chiedigli tutto ciò di cui avrai bisogno. Puoi fermarti fin quando lo crederai necessario e cercare di me se avrai nuovamente bisogno di parlarmi, ma adesso perdonami, ci sono cose che devo ancora fare prima di dire finita questa giornata. Ti auguro una buona notte.- così dicendo si alzò dalla sedia, riempì nuovamente la sua tazza col liquore e si diresse al tavolo dove cominciò a sfogliare un registro.
Grigor restò seduto sulla sua sedia. Si chiese se si sentiva deluso dal Capitano o solo dalla propria incapacità di prevedere e controllare la piega che aveva preso quel colloquio. In fondo, però, aveva avuto da Darwin Dale ospitalità e un parere d’esperto, insomma, tutto quello che voleva e per cui si trovava a Forte xxx.
-In realtà, Signore,- disse alzandosi- credo di rimettermi in viaggio domani mattina. Spero di incontrarvi prima della mia partenza, magari di fare colazione con Voi.-
-Certo, certo, vediamoci a colazione, così avrò modo di salutarti come si deve; il garzone ti spiegherà dove si trova il refettorio. Adesso perdonami. Ancora buona notte.- disse senza alzare la testa.
-Buona notte a Voi. E grazie per la vostra pazienza.- Grigor uscì dalla stanza.
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Messaggio  ilmat Mer Feb 17, 2010 10:05 am

Che bello.

A tratti mi sono emozionato!

Bello anche grigor, è quel personaggio che avevi in mente da un po'...e gira nella carrozza studio.

Si può proseguire su due fronti...presente e passato, e si scopre che Taranis è in questo momento storico...

Grande lavoro cheru.

Cheru nostro re
king

Domani ne riparliamo
e anche dopodomani

l'anno dello scorpione

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Messaggio  Fulzio Aureliano Landi Mer Feb 17, 2010 8:37 pm

eh la madonna!
affraid affraid affraid affraid affraid
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Messaggio  Fulzio Aureliano Landi Sab Feb 20, 2010 1:07 am

ho riletto tutto un'altra volta...
affraid affraid affraid affraid
bello
solo mi stupisco che ancora quello stupidissimo corkan non abbia invaso con i suoi vacui commenti moraleggianti queste paginette
e poi
mi fai un aggiornamento su cosa ha scoperto grigor su godrock?
e armuril è gay vero? lo sapevo...
siete prorio di serie A
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Messaggio  taranis Mar Feb 23, 2010 9:51 am

bella storia Kenzo!
mi hai dato di che fantasticare per un bel po'...

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Messaggio  Çorkan il Bianco Mer Mar 24, 2010 6:47 am

In realtà quando mi sono scancellato era perchè ero nella biblioteca di Waterdeep (dove non c'è l'ADSL), rintanato alla ricerca di un antico volume che mi dicesse in quale cazzo di anno siamo. Ebbene, caro Seyan ( o Darwin) la Compagnia del Lago compie attualmente le sue gesta nel 1373 CV, altrimenti detto Anno dei Draghi Vagabondi.
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Messaggio  PG KILLER Mer Mar 24, 2010 8:15 am

bellissima storia mi hai messo addosso un sacco di voglia di giocare....uffa ragazzi mi manca il Gruppo Razzuolo GDR........ Sad No
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Messaggio  Çorkan il Bianco Gio Mar 25, 2010 12:09 am

Bisogna organizzare qualcosa per la prossima volta che scendi!
Io se serve ci metto la casa
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Messaggio  prototipoli Lun Mar 29, 2010 3:33 am

taci... coboldo!!!
AHAHAHAHAHAHAH!!!!
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Messaggio  Çorkan il Bianco Mer Apr 07, 2010 5:52 am

Tiè, beccateve sta pesata merde! E badate che è tutta colpa del cheru che m'ha messo voglia di scrivere qualcosa su forgaden...
Ci sono anche due citazioni musicali, chi ne becca una è bravo, chi becca anche l'altra è un geniaccio.

EDIT: C'era un terribile errore d'inglese nel titolo. Ovviamente Fulzio non se n'è accorto. L'importante è averlo corretto prima che lo notasse il Poli....Laughing


Memorie d’un Pover’Uomo
(A Poor Man's Memory)



Il drago planò nella caverna dell’Occhio Piangente. Fredda, nonostante la limpida sera di primavera.
Un pensiero gli sarebbe bastato ad accendere il fuoco nell’ampio camino di pietra, ma il padrone avrebbe guardato con diffidenza le fiamme. Si distese, la testa penzolante fuori dal grande occhio nella pietra.
Il suo giovane corpo pareva un’escrescenza modellata dal vento. Nella mente del Padrone aveva letto i ricordi sul rettile un tempo abitante di quel luogo. Possedeva il potere di mutare in pietra con lo sguardo. Fantasticò di essere nient'altro che una sua vittima. Socchiuse le palpebre sul tramonto.
Il Padrone rientrò. S’allentò l’armatura, fermo davanti alle vecchie ceneri del camino. Si voltò, gli sorrise. O meglio, arcuò impercettibilmente le labbra e corrugò la fronte. Ma era un sorriso, Skyrot lo sapeva.
Un tempo gli piaceva il fuoco, pensò. Più di tutti quello morente, “l’ultima brace che a volte ti sorprende facendosi trovare ancora rossa sotto la cenere al mattino”, diceva.
Poi, un giorno, aveva solo detto “smettiamola di sprecare legna per me”.
Era successo pochi giorni dopo la partenza dell’ ultimo membro della compagnia.
L’Unico Elfo Re di Nani. Non era stato un vero saluto. L’altro aveva solo detto che la sua vendetta lo aspettava oltre il mare, e al mattino non c’era più.
Da allora il Padrone, Reggente del Reggente di Nagar Nei non accendeva più il fuoco. Impeccabile dirigeva la fortezza, vagando a notte, a occhi bassi, fra i cunicoli di pietra, l’unica mano raccolta dietro la schiena.
I Nani lo rispettavano, obbedivano, perché così aveva detto Re Gilmour prima di sparire, ma non lo invitavano ai radi battesimi, non bevevano con lui. Le rocce della montagna avevano rivelato a Skyrot che nel mausoleo nessuno aveva scavato una tomba per lui.
Eppure, ne era certo, non esisteva uomo più giusto del Padrone. E mai come allora quella rettitudine gli sembrava salda. I secchi ordini durante i voli, o gli scontri, non erano mai stati così precisi, rapidi. Skyrot non ricordava una sua decisione errata, nella pietà come nel castigo.
Nonostante ciò una volta, mentre lo osservava esaminare il cadavere di uno dei radi orchi che ormai popolavano la valle, Skyrot si era chiesto se non arrivasse addirittura a rimpiangere i suoi antichi nemici. Ai tempi era solo un piccolo ciottolo senza coscienza, e conosceva quei nomi solo attraverso la mente del Padrone.
Ulferan, Bernard, l’Immortale, Yorel, Myraun…
Decise di fugare quel dubbio. Era possibile rimpiangere dei nemici?
«Oh, no – disse il Padrone– non potrei mai»
Stappò coi denti la fiasca d’ Amaro Roccia, se ne versò due dita e sedette spalle alla vallata, fissando lo stendardo della compagnia.
Era lindo. Ogni alba, dopo le preghiere, il Padrone lo toglieva dal supporto sulla parete, lo puliva, rammendava gli strappi, lo riappendeva al suo posto.
«In realtà non hai del tutto torto» Il drago fu sorpreso. I loro dialoghi si chiudevano rapidi, per non riprendere mai. Perlomeno non per volontà dell’uomo. Svelto avvicinò il grande cranio acuminato al seggio del Padrone.
«Sto pensando ad un vecchio amico che non vedo da tempo»
«Chi è?»
«Presto lo saprai. Sta venendo a trovarci»


Quella stessa notte, mentre Skyrot esplorava in sogno le falde oscure della Montagna, la stanza si riempì d’un oscurità innaturale. Malvagità.
Si destò, ma, come dormisse ancora, i passi di pietra lo condussero agli alloggi del Padrone.
Era sveglio, seduto sulla branda in braghe di tela. La mano buona non stringeva l’elsa di Naarva, la spada dove albergava parte dello spirito del drago. Piuttosto, vi poggiava sopra svogliata, come ancora dormiente. Il moncherino della mano sinistra grattava la barba vecchia di giorni.
Lo sguardo stanco e solenne, fissava qualcuno in piedi all’altro capo della stanza.
Un vecchio, rugoso ma dalla pelle morbida e chiara come quella di un fanciullo. Un essere forse da pochi giorni nel mondo, ma nato vecchio di ere. Gli occhi vitrei, le dita unghiute e bluastre strette attorno a un bastone ornato dal teschio scarnificato di un corvo.


«Cosa c’è? – il vecchio si rivolse al Padorne - In tutti questi anni ti sei destato di soprassalto ad ogni mia apparizione, le tempie sudate, la mano di corsa alla spada. Adesso sembra tu pensi solo a tornare a dormire»

«Sapevo saresti venuto»

«Cosa, com’è possibile?» Il vecchio fece un passo verso il padrone, e Skyrot uscì dall’ombra.

«Tieni a bada la bestia!» disse rabbioso senza nemmeno voltarsi. Skyrot fece per spalancare le fauci, ma il Padrone parlò.

«Non temere, è solo colui di cui ti parlavo»

«Questo? Un amico vostro padrone?»

Si alzò in piedi con fatica. «Smettila di chiamarmi così, non sono il tuo padrone». Sorrise.

«Maledizione! Come sapevi del mio arrivo?»

«Perché non sono mai stato così debole. E sono i deboli che tu vieni a corrompere»

«Debole? Ahhhahhahahah - Il vecchio rise d’un riso secco e sordo, scuotendo la polvere dai suoi polmoni immobili – Cavalchi un Drago, governi sulla città del Mythallar, dall’Anauroch al Mare della Luna ogni Arpista riferisce a te e non uno zenth, un orco un drow osa alzare la testa senza tema della tua spada, e vieni a dirmi che sei debole? Ti fa i gioco di me Corkan di Yanos?»

«Io sono debole e stanco Zorgan. E se non mi credi, fruga pure la mia anima»

Il vecchio, date per un attimo spalle al Padrone, girò la testa di scatto. Un passo, e il volto macabro fu meno d’una spanna sotto a quello di Corkan. Di nuovo, Skyrot si mosse per intervenire, ma Zorgan lo fissò maligno. Alcuni minuti fiori azzurri, cresciuti fra le scaglie rocciose, appassirono.
Il Padrone sollevò piano la mano monca. «Tranquillo»
Con quattro dita cianotiche Zorgan afferrò la nuca di Corkan, mentre col pollice tirava la pelle dello zigomo, snudando la pupilla immobile e arrossata. Il vecchio usava gesti secchi, frenetici, indagatori. Il Padrone apponeva la resistenza di un cadavere a una vivisezione, quella inerte dei tendini stirati.
Skyrot sapeva di non poter resistere ancora a lungo. Fremeva,e piccole schegge di pietra cadevano a terra dalle scaglie del collo.
Zorgan afferrò la mandibola del Padrone, gli aprì la bocca. Afferrò la lingua fra indice e pollice e la tirò fuori, facendo scorrere più volte le dita sulla superficie ruvida.
Da ultimo strinse il braccio mozzato fra le sue mani. Restò in silenzio per lunghi secondi, sotto lo sguardo furente del drago e quello indifferente del Padrone.
Infine, quando Skyrot stava per abbandonare ogni prudenza, scagliò il moncherino lontano da se.

«Non è possibile – piagnucolò – la tua anima è spenta! Inutile!»

«Allora – disse Il Padrone tornando a sedersi sul letto – la vuoi ancora?»

«No! No ! – ringhiò l’altro Tieniti la tua triste anima! Non vale un soldo bucato!»

Con passo rabbioso raggiunse l’Occhio che Piange. Corkan e il Drago dietro di lui. Si fermò. Abbassò e scosse, lento, la testa. Poi aprì le tese del mantello nero e si gettò di sotto. Attimi, e un grande corvo nero volò verso sud nella notte.


«Chi era in realtà quell’uomo?»

«Il mio più potente nemico. Un demone che forse mi conosceva meglio degli amici d' un tempo»

«E quelle cose che dice d’aver visto dentro di voi, sono vere? Può davvero leggere nelle anime?»

«Oh no – sorrise, questa volta davvero, il Padrone – l’ho ingannato. Così non tornerà più. Andiamo, in volo ti racconterò la sua storia»

Quella notte Skyrot sentì più volte le lacrime del padrone picchiettare lievi sulle scaglie di pietra. Ma non provò pietà, nè rancore per la menzogna che gli aveva detto. Piuttosto, in volo all’alba sopra le Valli, dove l’aria era più nebbia che altro, lo cullò nella dolce illusione che quel pianto fosse rimasto segreto.


Ultima modifica di Çorkan il Bianco il Mer Apr 07, 2010 12:36 pm - modificato 4 volte.
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Messaggio  Fulzio Aureliano Landi Mer Apr 07, 2010 6:58 am

bello, anche se dal mio punto di vista il legame che c'è tra drago e cavaliere è per forza diverso. Un DRAGO secondo me non chiamerebbe mai padrone il suo cavaliere, magari fratello o amore, ma padrone...
comunque che bella saudade, sembra non si giochi da 20 anni (ani)
MI SONO ROTTO LE PALLE DI ASPETTARE!!!!
ah..
l'aria è più nebbia che altro_marlene kuntz_nuotando nell'aria

l'altro mi è sfuggito per ora
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Messaggio  Fulzio Aureliano Landi Mer Apr 07, 2010 7:04 am

eeehhhh???
SU-MONSTER????
TOMMMIIIIIIII!!!!!!!
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Messaggio  Çorkan il Bianco Mer Apr 07, 2010 7:28 am

Fulzio Aureliano Landi ha scritto:bello, anche se dal mio punto di vista il legame che c'è tra drago e cavaliere è per forza diverso. Un DRAGO secondo me non chiamerebbe mai padrone il suo cavaliere, magari fratello o amore, ma padrone...
comunque che bella saudade, sembra non si giochi da 20 anni (ani)
MI SONO ROTTO LE PALLE DI ASPETTARE!!!!
ah..
l'aria è più nebbia che altro_marlene kuntz_nuotando nell'aria

l'altro mi è sfuggito per ora

Sapevo che qualcuno avrebbe mosso quest'obiezione, ma d'altronde, è lo stesso Çorkan il primo a farla allo stesso drago.
Paradossalmente mi piaceva dipingere una situazione in cui fra i due quello più vissuto e esperto fosse proprio il chierico, mentre Skyrot un drago giovane, che ancora poco capisce del mondo degli umani....comunque non è quello in nocciolo della storia. Ora vi lascio che vado a konfabbula

EDIT: Il racconto ha subito delle correzioni!
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Messaggio  ilmat Mer Apr 07, 2010 8:40 pm

Mi aggarbò.

anche per me un drago, soprattutto un drago che tende a reincarnarsi, non ti chiamerà mai padrone. Ma vabé.

E il tuo amico Seyan? morto, scappato, viados?

mettici qualche indizio!

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Messaggio  Fulzio Aureliano Landi Gio Apr 08, 2010 8:36 pm

E' per questo che secondo me che con il tuo drago non vi cacate pari quando si gioca..non lo consideri un tuo pari!!!??? perchè mimmo o poco esperto?

Lascia che spenda due parole sulle creature che hanno forgiato il mio mondo:

" I draghi sono creature mitologiche, a volte descritti come la prima specie senziente comparsa nel mondo, con vite che si dipanano nel tempo, per migliaia di anni.
I draghi più vecchi simboleggiano il mondo in quanto tale e incarnano la sua storia, i più giovani sono pura forza creatrice, energia infinita e ancestrale.
I draghi sono saggi, oracoli, fonti di sapere e profeti delle cose che verranno.
La loro stessa presenza può essere presagio di buona o cattiva sorte.

I draghi, per loro stessa natura, sono forze epiche che governano il mondo: le loro azioni, i loro complotti e persino i loro desideri si ripercuotono da una parte all'altra della terra. Compiono azioni memorabili, rilevanti sia su piccola scala sia su larga scala, nella grande ruota dell'universo."

ah..
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Messaggio  Çorkan il Bianco Gio Apr 08, 2010 9:12 pm

Fulzio Aureliano Landi ha scritto:E' per questo che secondo me che con il tuo drago non vi cacate pari quando si gioca..non lo consideri un tuo pari!!!??? perchè mimmo o poco esperto?

Lascia che spenda due parole sulle creature che hanno forgiato il mio mondo:

" I draghi sono creature mitologiche, a volte descritti come la prima specie senziente comparsa nel mondo, con vite che si dipanano nel tempo, per migliaia di anni.
I draghi più vecchi simboleggiano il mondo in quanto tale e incarnano la sua storia, i più giovani sono pura forza creatrice, energia infinita e ancestrale.
I draghi sono saggi, oracoli, fonti di sapere e profeti delle cose che verranno.
La loro stessa presenza può essere presagio di buona o cattiva sorte.

I draghi, per loro stessa natura, sono forze epiche che governano il mondo: le loro azioni, i loro complotti e persino i loro desideri si ripercuotono da una parte all'altra della terra. Compiono azioni memorabili, rilevanti sia su piccola scala sia su larga scala, nella grande ruota dell'universo."

ah..
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Ok, lo so, ma per scrivere questa storia un drago così sarebbe stato completamente inutile, noioso oserei dire. Se noti, già alla fine di queste poche paginette Skyrot ha capito qualcosa, è migliorato, e il rapporto col suo padrone è diventato più paritario e profondo.
E poi come dici, le tue parole descrivono i draghi del tuo mondo. Un mondo epico, in cui draghi sono le forze primordiali, comunque complesse, che smuovono i destini degli umani.
Il mondo appena abbozzato dalla mia storia è molto diverso. Crepuscolare, dove a fare la differenza, più che la potenza, è la coscienza della propria debolezza. E' così che Çorkan sconfigge Zorgan. In fondo è, materialmente potentissimo, ma sa, molto prima dello stregone, che la sua anima è debole, e non vale "un soldo bucato".
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