Papaveri e Palpebre

Devo andare a casa di Mattia alla Ripa a recuperare una cosa che mi serve, per la precisione un tronco d'albero. Arrivo dal bosco, che è buio, di castagni e circonda direttamente tutta la casa. Non voglio farmi vedere e dunque avanzo lungo un fosso ai piedi della collina, invaso di tronchi crollati e sterpi. Qua e là vedo affiorare, semisepolti nella terra, dei teschi di cavallo. Ad un tratto, sprofondato fra gli sterpi, vedo un piccolo aereo ad eliche, bianco, e penso "O che è, Lost?"
Cerco di arrampicarmi fuori da questo fosso ma quando lo faccio mi trovo davanti un uomo "Maledizione - penso - mi hanno visto. Ora mi toccherà spiegare perchè sono qui e mi faranno un sacco di domande"

"Anche lei qui per la festa?" mi chiede l'uomo. Mi guardo intorno. Il bosco è pieno di tavoli coperti di tovaglie bianche e apparecchiati. C'è un tavolo con tutte le vivande sopra, davanti al quale, in piedi, si sta riempiendo il piatto Duccio Poli. Ci salutiamo.
"E' il compleanno del fratello di....." mi dice

"Ah praticamente ....." tento di esplicitare una parentela del festeggiato con qualcun altro, ma non ci riesco.

Duccio mi fa segno di fare silenzio. In un angolo, infatti, c'è una donna esile, vestita di nero, coi capelli neri corti che canta. Canta in modo strano, senza alcun accompagnamento musicale, nonostante dietro di lei sia seduto un uomo, anche lui vestito di nero e coi capelli grigi lunghi fino alle spalle, che potrebbe essere un musicista.
Tutti ascoltano muti.
Quando finisce tutto sparisce, è buio, avanzo nel bosco, nella direzione opposta a quella da cui sono venuto.
Intanto penso a come assemblare i pezzi di un cavallo scheletrico. Con un trapano. Mi immagino in un grande hangar, in un giorno assolato, con degli occhiali protettivi indosso che tento di avvitare una zampa d'osso sullo scheletro del cavallo.
Ma il cavallo è fatto di ossa non di legno!
Immagino una figura incappucciata in un lungo mantello che, in questo bosco, avanza in groppa al cavallo scheletrico.
Intanto arrivo nel balzo sotto la strada di casa di Mattia (dove c'è il pollaio in pratica, nds). Ma è molto più ripido e invaso di sterpi.
Attendo nascosto lì. Sopra di me passa una macchina (è buio, ne vedo i fari). Parcheggià più in là. Sento scenderne qualcuno, un uomo che si mette a parlare con altri.
Penso il momento sia buono per sgattaiolare fuori, ma dalla casa esce un uomo. Un orientale coi capelli neri di lunghezza media, vestito con una giacca blu, che porta in mano un piatto, o un vassoio, e delle posate. Viene nella mia direzione.
Svuota i resti del cibo (degli ossi di pollo) dal piatto giù nel balzo, proprio addosso a me.

Fine.