Papaveri e Palpebre
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Re: Papaveri e Palpebre
Kenzo ha scritto:
mi sa che hai smesso con le insalatine, eh?
sarà stata la sera del fegato con le cipolle...
Çorkan il Bianco- Cubo gelatinoso
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Re: Papaveri e Palpebre
Vabbeh vi racconterò anche questo, fatto la notte precedente a quello di sopra....
cercate di sfottermi entro un limite di decenza per favore eh.....
Siamo io, Marco e Mattia, seduti sulla soglia di una casa di un piccolo paese di provincia. La casa è nel corso principale, una via pedonale su cui si affacciano eleganti case a due/tre piani. Attorno a noi, nella giornata di sole che però non è ancora arrivato nella strada (è inverno), si muove la gente, indaffarata ma non troppo. Una vecchina, un cappello di lana in testa, una sporta con le ruote e un cappotto di lana rosso scuro, fa la spesa.
Io però so che questo è il paese dove vive la Greta (nel sonno, ma fuori dal sogno, cerco di ricordarne il nome ma non ci riesco).
Penso che fra tutta questa gente forse ci sono i suoi parenti.
D'un tratto dalla parte della strada alla nostra sinistra appare il postino e inizia a distribuire la posta nelle varie case. Dal terrazzo al primo piano di una casa sul lato della strada di fronte a noi, ma più su (fra noi e il postino in pratica) si affaccia una donna.
Io penso "quella è la mamma della Greta, è identica!" . La donna dice al postino "E' mica arrivata una lettera per me da mia figlia? Doveva scrivermi"
.
"Si" risponde il postino, e sparisce nell'androne della casa.
Subito, dal portone esattamente di fronte a noi, sbuca un'altra donna. Alta, in carne, vestita di nero, orecchini e anelli d'oro abbastanza vistosi, i capelli neri cotonati, gli occhiali. Avrà più di cinquant'anni, il volto largo, le dita grassocce.
Viene verso di noi dicendo "Guardate che bella lettera m'ha scritto la mi' nipote!" Mi consegna dei fogli di quaderno ad anelli, a righe, vergati con una penna blu, con una calligrafia incerta e tremolante, non bella.
Il mittente è la Greta (la donna grassa è sua zia), dice che dov'è, in Irlanda, sta bene. Poi si scusa dicendo che non ricorda bene l'indirizzo e la lettera potrebbe non arrivare*.
Poco dopo sono ancora seduto, vorrei restituire la lettera alla zia, ma non so dove sia andata. Dunque mi alzo ed entro in un negozio sul mio lato della strada, più su nella direzione da cui veniva il postino. E' un negozio molto grande di legno, marrone. Oltre l'arco d'accesso c'è uno sgabbiozzo che funge da portineria, chiuso da dei vetri a scorrimento. Lì sta seduta la mamma della Greta.
"Guardi, ho questa lettera di sua figlia, dovrei restituirla" le dico.
"Ah, si grazie" dice senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo lavoro. Prende la lettera.
"Fra l'altro - dico timoroso - io sua figlia la conosco, me la saluti quando la sente"
"Ah, va bene" dice distratta, ancora senza guardarmi.
Quando sono già sulla soglia mi accorgo che non le ho detto il mio nome. Mi sporgo verso lo sgabbiozzo e "Dario" dico. Ma a bassa voce, non sono nemmeno sicuro che mi abbia sentito.
Dopo siamo con Mattia e Marco dentro la casa sulla cui soglia eravamo seduti. C'è un cortile interno, con dei camminamenti che vi si affacciano. Io e Marco camminiamo, preceduti da una vecchia che ci mostra le varie stanze. Questi corridoi/camminamenti sono dipinti di bianco, con tanta roba accatastata ai lati. Mattia, da solo in una stanza, osserva qualcosa in alto, le mani chiuse a pugno poggiate sui fianchi.
In realtà, cerchiamo una stanza dove dormire.
*Perchè scrivere questa cosa? Se la lettera non arriva non si leggeranno nemmeno le scuse....
cercate di sfottermi entro un limite di decenza per favore eh.....
Siamo io, Marco e Mattia, seduti sulla soglia di una casa di un piccolo paese di provincia. La casa è nel corso principale, una via pedonale su cui si affacciano eleganti case a due/tre piani. Attorno a noi, nella giornata di sole che però non è ancora arrivato nella strada (è inverno), si muove la gente, indaffarata ma non troppo. Una vecchina, un cappello di lana in testa, una sporta con le ruote e un cappotto di lana rosso scuro, fa la spesa.
Io però so che questo è il paese dove vive la Greta (nel sonno, ma fuori dal sogno, cerco di ricordarne il nome ma non ci riesco).
Penso che fra tutta questa gente forse ci sono i suoi parenti.
D'un tratto dalla parte della strada alla nostra sinistra appare il postino e inizia a distribuire la posta nelle varie case. Dal terrazzo al primo piano di una casa sul lato della strada di fronte a noi, ma più su (fra noi e il postino in pratica) si affaccia una donna.
Io penso "quella è la mamma della Greta, è identica!" . La donna dice al postino "E' mica arrivata una lettera per me da mia figlia? Doveva scrivermi"
.
"Si" risponde il postino, e sparisce nell'androne della casa.
Subito, dal portone esattamente di fronte a noi, sbuca un'altra donna. Alta, in carne, vestita di nero, orecchini e anelli d'oro abbastanza vistosi, i capelli neri cotonati, gli occhiali. Avrà più di cinquant'anni, il volto largo, le dita grassocce.
Viene verso di noi dicendo "Guardate che bella lettera m'ha scritto la mi' nipote!" Mi consegna dei fogli di quaderno ad anelli, a righe, vergati con una penna blu, con una calligrafia incerta e tremolante, non bella.
Il mittente è la Greta (la donna grassa è sua zia), dice che dov'è, in Irlanda, sta bene. Poi si scusa dicendo che non ricorda bene l'indirizzo e la lettera potrebbe non arrivare*.
Poco dopo sono ancora seduto, vorrei restituire la lettera alla zia, ma non so dove sia andata. Dunque mi alzo ed entro in un negozio sul mio lato della strada, più su nella direzione da cui veniva il postino. E' un negozio molto grande di legno, marrone. Oltre l'arco d'accesso c'è uno sgabbiozzo che funge da portineria, chiuso da dei vetri a scorrimento. Lì sta seduta la mamma della Greta.
"Guardi, ho questa lettera di sua figlia, dovrei restituirla" le dico.
"Ah, si grazie" dice senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo lavoro. Prende la lettera.
"Fra l'altro - dico timoroso - io sua figlia la conosco, me la saluti quando la sente"
"Ah, va bene" dice distratta, ancora senza guardarmi.
Quando sono già sulla soglia mi accorgo che non le ho detto il mio nome. Mi sporgo verso lo sgabbiozzo e "Dario" dico. Ma a bassa voce, non sono nemmeno sicuro che mi abbia sentito.
Dopo siamo con Mattia e Marco dentro la casa sulla cui soglia eravamo seduti. C'è un cortile interno, con dei camminamenti che vi si affacciano. Io e Marco camminiamo, preceduti da una vecchia che ci mostra le varie stanze. Questi corridoi/camminamenti sono dipinti di bianco, con tanta roba accatastata ai lati. Mattia, da solo in una stanza, osserva qualcosa in alto, le mani chiuse a pugno poggiate sui fianchi.
In realtà, cerchiamo una stanza dove dormire.
*Perchè scrivere questa cosa? Se la lettera non arriva non si leggeranno nemmeno le scuse....
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Re: Papaveri e Palpebre
Ho finalmente scoperto che il disturbo che mi colpì tre volte nell'estate 2003 si chiama paralisi ipnagogica.
In pratica la tua mente si sveglia ma i muscoli del tuo corpo no. Puoi solo muovere gli occhi, per il resto, sei paralizzato nel letto e ti sembra di soffocare, il respiro si fa sempre più corto.
Dura al massimo due minuti poi finisce (insomma non c'è mai morto nessuno) però è una sensazione di merda, più volentieri un dito di Predator negli occhi.
In pratica la tua mente si sveglia ma i muscoli del tuo corpo no. Puoi solo muovere gli occhi, per il resto, sei paralizzato nel letto e ti sembra di soffocare, il respiro si fa sempre più corto.
Dura al massimo due minuti poi finisce (insomma non c'è mai morto nessuno) però è una sensazione di merda, più volentieri un dito di Predator negli occhi.
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Re: Papaveri e Palpebre
la cosa mi colpì talmente tanto che me ne sono dimenticato... e deve essere stato un shock talmente totale e annichilente che tutt'ora non me ne ricordo...
so anche che in tale stato di shock l'apatia la fa padrona, quindi mi perdonerai, sommo dario, se tutt'ora non me sbatte proprio una cippa di cazzo...
uhuhahahah...
so anche che in tale stato di shock l'apatia la fa padrona, quindi mi perdonerai, sommo dario, se tutt'ora non me sbatte proprio una cippa di cazzo...
uhuhahahah...
Re: Papaveri e Palpebre
ahahahah!
che figlio di troia...
però non mi ricordo neanche io.. 2003, estate... ma è quando io finivo il servizio civile più o meno, i tempi del tributo a Rino Gaetano e degli spettacoli in piazza, giusto? e quando successe Darione? ma sei sicuro? non è che ce l'avevi ancora lata quando ti sei svegliato? sai, erano anche tempi di ciucche epiche...
Re: Papaveri e Palpebre
Kenzo ha scritto:
ahahahah!
che figlio di troia...
però non mi ricordo neanche io.. 2003, estate... ma è quando io finivo il servizio civile più o meno, i tempi del tributo a Rino Gaetano e degli spettacoli in piazza, giusto? e quando successe Darione? ma sei sicuro? non è che ce l'avevi ancora lata quando ti sei svegliato? sai, erano anche tempi di ciucche epiche...
si, giacomo è un po' stronzo ma io evito di dirglielo, come fanno le madri troppo protettive.
E comunque lo ricordo molto bene, nessuna ciucca, L'anno era quello del restauro in arancione di Razzuolo, coi fogli di carta velina colorata ai lati della finestra e l'arrivo del tavolo giallo, la costruzione del bancone.
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Re: Papaveri e Palpebre
mah...
io mi ricordavo che una volta se n'era parlato...
ma t'era successo proprio a te?
io mi ricordavo che una volta se n'era parlato...
ma t'era successo proprio a te?
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