LEX ARCANA

Si alza come ogni mattino prima dell'alba
Sa bene che già da tempo Babilonia è inondata di luce, mentre all'estremo opposto Tingi ancora dorme avviluppata nella notte dell'Atlante, ma gli piace pensare che quel momento si ripeta uguale, nello stesso instante, su tutto l'Impero, benedicendo d'una sola luce tutti i domini di Roma.
Sorride, ma è un attimo.
Il suo cuore trema a un pensiero: come sorge un'unica luce, può calare un'unica tenebra.
Si volta. Appeso al muro lo stemma. Una donna semplice, fiera, la spada al fianco, sorregge una fiaccola gagliarda. Il tutto su sfondo nero, oscuro.
Il simbolo della Cohors Arcana.
Il simbolo degli uomini e delle donne incaricati di rischiarare la tenebra che sente gravare sull'impero. E sul suo cuore.
Ed eccolo. E' giunto. I due si osservano interdetti, senza capire chi debba inchinarsi a chi.
Ma Teodomiro non è un uomo superbo.
Socchiude gli occhi, china il capo , e così, lievemente, saluta il sole.

Non ricordo bene cosa ricordate per cui:

dopo la prima missione "introduttiva" al teatro abbandonato. Il Magister del cursus sapiens, Zenone, vi ha chiamato nelle sue stanza per affidarvi una missione. Si tratta di recaqrsi al porto di Ravenna per recuperare qualcosa, proveniente dalla lontana provincia d'Armenia che dovrà essere sottoposto ai suoi studi.

"Cos'è?" chiedete voi

"Ma nulla, una tigre delle nevi"

"Ah"

Vi consegna un carro con sopra i pezzi di un grossa gabbia da montare e ciao.

Il viaggio prosegue senza problemi fino ai dintorni di Iguvium, nella provincia dell'Umbria.
Qui, a circa 1 km da una locanda situata in una piccola valle, la strada carrabile percorsa dai pg è interrotta da due grossi lupi. Uno è ferito, ha uno squarcio sul costato. L'altro sembra stia facendo la guardia al compagno.
I due gruppi si studiano, i lupi ringhiano. Ma l'Armeno, con la sua grande empatia verso le bestie, riesce ad avvicianrsi, portando con sè il sapiente Amenofi. I due portano il lupo ferito al marigjne della strada e lo curano alla bell' e meglio.
Il carro può così passare.
Giunti alla locanda i pg "parcheggiano" il carro sotto una tettoia, dove, peraltro, ce n'è già un altro (altro)
La locanda è un ambiente piuttosto triste. Ci son solo due avventori zittoni e il locandiere.
Armeno esce a sistemare meglio il carro, e coglie l'occasione di buttare un'occhio anche all'altro carro, appartenente a Numa, uno dei due avventori, un tizio basso, magrolino, coi baffetti da sparviero. Oltre a roba varia, il carro trasporta alcuen armi legate in fasci, su ogni fascio è apposto il sigillo imperiale.
Armeno scopre pure, facendo il giro della locanda, che in una delle tre camere c'è una luce accesa. Altri avventori dunque.
Dentro intanto la discussione è piuttosto tagliente e verte su due argomenti. I Lupi che infestano la zona. Si dice che nelle notti di luna piena assumano proprozioni gargantuesche e attacchino qualsiasi cosa.
Milone, il locandiere, ha una vecchia armatura da legionario appesa sietro il bancone, ma Fabio lo accusa di essere un codardo. L'uomo arrossisce, freme, si ritira. Le parole del ciccione viziato sembrano aver colpito nel segno.
La'ltro argomento è lo strano contenuto del carro di Numa. Arminio e Ardito lo incalzano con domande e col vecchio trabboccheto dell'Edile Falsorum, e capiscono che nei reticenti racconti di Numa c'è qualcosa che non va.
L'altro avventore, è Cacio, un vecchio cacciatore con un grosso gilet di montone.
Il tempo passa mangiando della pecora stantia (Milone sembra davvero un pessimo locandiere), finchè non si ode lo scalpiccio di un cavallo furoi dalla locanda.
un gruppo di uomini. Cinque appiedati e uno, un giovane biondo dal volto pulito, a cavallo. Portano lanterne e armi, sotto una pioggia ormai torrenziale. Milone esce a sentire cosa vogliono.
Dicono di essere Vigiles, incariati dal prefetto di Iguvium di arrestare il contrabbandiere Numa.
Ora i dubbi su Numa in effetti ci sono, ma anche questi tizi non sembrano del tutto a posto. Piccoli particolari, come le armi, le divise.
Arminio ritenta il trucco del Prefetto Falsorium ("Aaaaah Iguvium...dunque vi manda il prefetto Falsorium!") e quelli ci cascano. Quindi mentono.
Il confornto verbale si fa sempre più serrato, fino a diventare fisico quando due dei falsi vigiles tentano di incendiare il carro di Numa (e quindi anche quello dei pg che è accanto).
Ardito ne affronta due sgominandoli, mentre Arminio viene investito dal tizio a cavallo.
dentro nel frattempo Fabio, Amenofi, portandosi dietro Numa, salgono a veder chi c'è nella camera illuminata.
C'è una bambina. Distesa sul letto, con un grave squarcio sulla gamba. Insieme a lei un uomo, suo padre.
Fabio, per cui passare una notte senza trombare è peccato mortale, pensa che la piccola possa fare al caso suo e con parole mellfilue cerca di convincere gli altri a lasciarlo solo.
Ma a mandargli a monte i piani (mentre Amenofi si occupa di curare la bimba, che dice di essere stata ferita dai lupi) è Numa, che visto quando sta accadendo di sotto decide di darsela a gambe e stende dunque il ciccione con un cazzotto.
Soloc he invece di scapapre fuori infila in cucina e sparisce. L'uomo a cavallo, vdendolo passare dal vano della porta, ordina ai suoi due scagnozzi rimasti di inseguirlo.
Così facendo però rimane solo, e mentre tenta di sllontanarsi a cavallo, dopo aver evitato un tentativo di Arminio di bloccarlo, Ardito gli lancia il suo gladio conficcandoglielo in una spalla.
L'uomo cade da cavallo e viene fatto prigioniero dai due (che comunque non stanno benissimo: Arminio ha avuto una gamba pesticciata dal cavallo, Ardito un fianco infilzato da uno dei due tizi con cui ha combattuto)
L'uomo viene portato dentro e interrogato. Rivela un retroscena tremebondo: Numa non è un contrabbandiere, ma un doratore del demonio, che si era messo sulle tracce dei pg. Lui, un vero cristiano, è giunto per farne giustizia, ma quegli "stupidi" dei pg si sono messi nel mezzo.
Intanto si scopre che Numa è fuggito attraverso un tunnel scavato nel tufo, da cui si accede dalla cucina, attraverso un finto armadio.
Mentre Ardito Armeno sta controllando, gli viene da chiedersi "e l'oste dov'è andato?". Non fa in tempo a finir di farsi la domanda che si fa tutto buio, perchè proprio l'oste gli ha dato una padellata sulla nuca, facendolo svenire.
Armeno fa solo in tempo a senitre i passi dell'uomo che scendono nel tunnel.
Passa del tempo, i compagni si accorgono della sua assenza. Quando trovano lui trovano anche il tunnel. Non resta altro da fare che esplorarlo....
E' un tunnel piuttosot lungo e stretto (tanto che Fabio fa fatica a percorrerlo). A circa metà della lunghezza c'è uno slargo con alcuni pagliericci addossati alle pareti. Da qui si dipartono due tunnel più brevi (terminanti in due piccole stanze chiuse da porte talmente mangiate che se un ce le mettevano era uguale), mentre il tunnel principale prosegue poi in avanti.
Le due stanze contengono una una forziere con alcune moente d'argento, l'altra una modesta quantità d'armi, di non pregevole fattura.
Il tunnel principale sbuca invece in un boschetto a circa 400 mt dalla locanda.
Furoi dall'imboccatura ci sono i cadaveri dei due tizi che l'uomo preso prigioniero ha mandato a inseguire Numa.
Il cristiano si occupa di seppellirli, dopodichè viene stordito con un colpo secco. I nostri se lo caricano sulle spalle e, mentre la pioggia si affievolisce, tornano verso la locanda.
Ma a metà tragitto, di nuovo due grossi lupi gli sbarrano la strada. Insieme a lor però, c'è una figura alta, imponente, avvolta in un pesante mantello realizzato proprio da una pelle di lupo.
A uno sguardo attento si capisce come si tratti di una donna.
Un breve scambio di battute, la donna vuole ringraziare i pg per l'aiuto dato a uno dei suoi "figli", e contraccambia con un monito:

"Attenti. Ogni uomo è un lupo peggiore del lupo stesso. Ma alcuni, dopo aver sbranato l'agnello, se ne gettano la pelle sulle spalle per fingersi mansueti"