LEX ARCANA

Piove una pioggia maligna, quando lasciamo la taberna. Con noi una civile, Atia della gens Calinda. Una bambina coinvolta a sua insaputa negli eventi di questa notte. Abbiamo anche un prigioniero, il capo di coloro che si definiscono "veri cristiani". Ad un'attenta analisi abbiamo trovato sul suo polpaccio un tatuaggio raffigurante una croce, una spada e un nome "Ammiano".
Portiamo con noi anche il carro del contrabbandiere e sospetto satanista Numa. L'idea è di consegnare tutto ai magistrati di Iguvium appena giunti in città.
Purtroppo le cose si rivelano più difficile del previsto. Due dei tre magistrati si rivelano irrepreribili. I questori Trebonio Calvo e Anneoesto non sono nei loro uffici. Una rapida indagine rivela come per il primo cioò corrisponda a normalità, mentre il secondo di solito non manca mai ai suoi doveri. L'unico con cui riusciamo a parlare e Valerio Tatulo, aedile della cittadina, accordandoci con lui per lasciargli il carro e il prigioniero. Il prigioniero ha intanto rivelato di suasponte poche altre informazioni sui "veri cristiani" ammettendo che si tratta di una setta, fornita di nascondigli nell infinite catacombe dell'Urbe. Non possiamo estorcergli altro visto che i vigiles di Iguvium arrivano a requisire carro e prigioniero. Ci rechiamo dunque di nuovo dall'aedile Tatulo per ottenere la firma sul documento di consegna. Purtroppo adesso nemmeno lui si trova nei suoi uffici. Lo raggiungiamo nella sua dimora, ma mentre io e Amenofi parliamo col magistrato, Ardito Armeno nota un uomo intabarrato uscire di nascosto dal retor della casa. Seguitolo, raggiunge i giardini nella parte sud della città. Oltre ad essere maltenuti, oscuri, si rivelano covo di un gruppo di banditi, ex soldati. Sospetto possa trattarsi dei satanisti con cui era in contatto Numa.Sembrano accampati in maniera stabile nel bosco.
L'uomo inviato da Tatulo (anche lui colluso dunque?) si ferma alcuni minuti a colloquio con quello che sembra il capo, un uomo tarchiato, dal collo largo, in armatura. Quando si mette sulla via del ritorno Armeno lo blocca e possiamo interrogarlo. Sembra non sapere niente di satanismo, conferma solo che Tauro (questo il nome del capo) e Tatulo, tutti ex membri della XIII Legione, controllano in maniera corrotta e criminale la città.
Intanto con gli altri abbiamo ispezionato esteriormente la casa del questore Anneo Sesto, adiacente a quella di Tatulo. La casa è sprangata e i muri esterni sembrano essere stati oggetti di atti di vandalismo. Da un finestra socchiusa un servo ci informa che il padrone si è recato a chiedere consiglio all'oracolo di Giove Pennino sul Monte Ingine.
Per decidere sul da farsi torniamo alla locanda.
In conclusione riporto solo che mentre varcavamo la soglia Fabio Basso, augure, è stato colto dalla visione di un cavallo bianco insanguinato che corre in un bosco. La visione era "sovrastata" da un rumore di spade che cozzano.

Nella giornata di ieri abbiamo concluso le indagini nella città di Iguvium.
Abbiamo proceduto all'interrogatorio di un sospetto appartenente alla setta satanista installatasi in città, intercettato mentre dai giardini cittadini (la base della banda) tornava alla casa del suo padrone, Trebonio Calvo, uno dei magistrati cittadini. Il sospetto ammetteva di essere precedentemente uscito dalla casa recando un messaggio indirizzato al capo della banda, tale Tauro (un uomo tarchiato e muscoloso, dai capelli corvini, , che si accompagna sempre ad un grosso cane mastino. Non rivelava però nè quale fosse il contenuto del messaggio, nè chi, fra gli abitanti della casa di Trebonio Calvo, fosse il mittente.
Purtroppo il sospetto (il cui nome è ignoto) ha infine reagito alle domande con la violenza ed è stato necessario eliminarlo. Non riguardando però queste indagini la nostra missione principale , abbiamo deciso di ripartire immediatamente stamane, programmando una futura indagini più accurata in città.

All'alba di oggi siamo giunti a Ravenna. Sotto un cielo carico di nubi, pesante com pietra che neanche un forte vento dall'oriente riusciva a smuovere, siamo entrati in città, trovandola in preda a uno stato di agitazione e frenesia.
Una tempesta orami da giorni si è abbattuta sull'alto Adriatico, un tempesta sì potente da impedire alle navi di ogni tipo di entrare nel porto.
Gli abitanti, riuniti a ogni crocicchio in capannelli a discutere animatamente, imputano il fatto all'ira di Nettuno, che certo qualcuno deve aver scatenato con un'azione empia.
Fra le navi bloccate chissà dove anche quella trasportante il nostro carico. Risolvere la situazione placando l'ira di Nettuno è dunque divenuta subito una nostra priorità.
Per farlo abbiamo dovuto calarci nella realtà cittadina, rivelatasi però subito intricata come la rete dei suoi canali. Difficile infatti distinguere quali eventi fossero direttamente legati all'ira del Dio dei Mari e quali a intrighi di potere locali.
Appena consegnato il carro con la gabbia all'artigiano indicatoci, la situazione c'è parsa abbastanza grave da cercare di contattare l'Urbe senza ricorrere ad un messo, ma per far questo serviva ricorrere ad una coppia di piccioni viaggiatori.
Paradossalmente l'acquisto dei volatili da parte di Armeno e Amenofi si è rivelato una pista da seguire. Mentre io e Fabio restavamo nella locanda essi si addentravano nel quartiere della Fossa. Avevo già notato come in molti capannelli alcuni uomini (sempre gli stessi) indicassero le malefatte e la blasfemia degli abitanti di questo specifico quartiere come i responsabili dell'ira di Nettuno.
Attorno ad esso, sembrano concentrarsi molti dei fili di quegli intrighi di cui parlavo sopra. Lo stesso governatore Metello (che peraltro si è ben guardato da richiedere aiuto esterno, temo per non compromettere la sua probabile elezione a console) sembra "non essere infastidito" dalle manovre di alcuni dei ricchi possidenti della zona alta del canale lungo cui si sviluppa il quartiere per impadronirsi del resto sloggiando la popolazione più povera.
Fatto sta che proprio al passagio dei due uomini della Coorte si è consumato un fatto alquanto strano: alcuni energumeni, dopo aver arringato una folla crescente, si sono introdotti in una delle insule del quartiere, e a forza ne hanno tratto in strada un uomo.
Accusandolo di aver trafugato della refurtiva da uno dei tanti tempi di Nettuno sparsi per la zona (refurtiva effettivamente presente nella casa dell'uomo) si sono apprestati a "sacrificarlo" seduta stante. Amenofi e l'Armeno si sono però intromessi, e facendo valere l'autorità della Coorte, hanno preso il soggetto sotto la loro custodia, con l'intento di svolgere ulteriori indagini e di solo in seguito procedere ad una eventuale punizione nei suoi confronti.
Nel frattempo alla locanda l'augure Fabio mi ha coinvolto nella preparazione di un complesso rituale di divinazione, volto a conoscere la situazione della nave trasportante il nostro carico. Abbiamo intagliato alcune piccole navi nel legno e dipinto quella che immaginavamo essere la nostra di bianco. Dopodichè le abbiamo tutte disposte in una grande bacinella colma d'acqua, e posto la bacinella sul tavolo.
Al che Fabio con un gesto improvviso a ha ribaltato il tavolo.
A suo dire la disposizione dell'acqua e della nave bianca rispetto all'acqua indica che essa è ancora integra, ma anche che la tempesta sembra essere creata apposta per fermarme proprio quella nave, mascherando un piccolo delitto in una tragedia più grande.
"Come se l'imperatore Nerone avesse bruciata tutta Roma solo per uccidere un uomo che la abitava. Chi si sarebbe mai preoccupato di un unico morto fra centinaia di cadaveri?", ha asserito Fabio.
In quel momento sono rientrati Amenofi e Armeno col prigioniero, che abbiamo scoperto chiamarsi Callimaco. Egli ha rivelato di essere il braccio destro dell'uomo che regge i fili del potere nella parte bassa della Fossa e che gestisce i furti, il contrabbando e l'accattonaggio in tutta la città. Quest'uomo, di nome Tarpeo, è inviso ai politici e ai ricchi possidenti di Ravenna, che, a suo dire, stanno tentando di usare la tempesta come scusa per liberarsi di lui. Siccome a suo dire, Tarpeo sarebbe certo stato in possesso di informazioni riguardanti le cause della tempesta, abbiamo deciso di recarci da lui.